Quando diritto e giustizia cozzano,
cosa ci resta? Amara rassegnazione, rabbia indignata. Poi basta, poco
altro. Impotenza. La notizia che la Corte di Cassazione ha accolto la
richiesta del procuratore al processo Eternit, dichiarando la
prescrizione per il reato di disastro ambientale doloso a carico del
magnate svizzero Stephan Schmidheiny e cancellando così la condanna
in secondo grado a 18 anni, ha per molti il sapore dell'ingiustizia e assume i
contorni della beffa. Il diritto è salvo.
Nonostante il sostituto procuratore
della Suprema Corte Francesco
Iacoviello avesse
sottolineato come
Schmidheiny fosse “responsabile di tutte le condotte che gli
sono state ascritte”, ha dovuto chiedere lui stesso che fosse
prescritto il reato (i fatti si riferiscono a più di trent'anni fa,
gli stabilimenti sono chiusi dal 1986), ammettendo che “un giudice
tra diritto e giustizia deve scegliere il diritto”. Cancellando anche i risarcimenti per i familiari delle vittime e per le comunità
locali flagellate dai danni provocati dall'amianto. “Non erano
oggetto del giudizio i singoli episodi di morti e patologie
sopravvenute”, sottolinea un comunicato della Corte Suprema dopo
l'ondata di sdegno che la sentenza ha suscitato.
In Italia non c'è solo la terra dei
fuochi, c'è anche la terra del mesotelioma. Si trova in Piemonte,
tra Casale Monferrato, sede della fabbrica dei veleni, e la cava di
Balangero, la più grande d'Europa. Tra gli anni '60 e '90 abbiamo riempito il nostro Paese
con l'Eternit: lastre, tegole, vasche per la raccolta dell'acqua e
tubi. Solo nel 1992 venne vietata l'attività di estrazione,
importazione ed esportazione, produzione e commercializzazione
dell'amianto e dei prodotti che lo contengono. Il danno ormai era
fatto.
Ecco rilanciato il dibattito sulla
prescrizione, buono per alimentare le vibranti dichiarazioni dei politici e
degli opinionisti. Questa fiamma brucerà sugli altari dei mass media
per qualche giorno per poi spegnersi improvvisamente, fino alla
prossima sentenza.
Restano in piedi le inchieste sui
decessi degli operai, dei loro familiari, dei cittadini esposti al
pericoloso minerale. Migliaia di morti e altrettanti malati, chissà
quanti ancora, la polvere dell'amianto allunga la sua ombra sulle
generazioni future. Il picco delle vittime è previsto per il 2025,
le malattie da amianto possono manifestarsi dopo molti anni, a volte
anche 40 dalla prima esposizione. La morte non conosce diritto, né
si prescrive.
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