giovedì 20 novembre 2014

I colpevoli sono i morti

Quando diritto e giustizia cozzano, cosa ci resta? Amara rassegnazione, rabbia indignata. Poi basta, poco altro. Impotenza. La notizia che la Corte di Cassazione ha accolto la richiesta del procuratore al processo Eternit, dichiarando la prescrizione per il reato di disastro ambientale doloso a carico del magnate svizzero Stephan Schmidheiny e cancellando così la condanna in secondo grado a 18 anni, ha per molti il sapore dell'ingiustizia e assume i contorni della beffa. Il diritto è salvo.

Nonostante il sostituto procuratore della Suprema Corte Francesco Iacoviello avesse sottolineato come Schmidheiny fosse “responsabile di tutte le condotte che gli sono state ascritte”, ha dovuto chiedere lui stesso che fosse prescritto il reato (i fatti si riferiscono a più di trent'anni fa, gli stabilimenti sono chiusi dal 1986), ammettendo che “un giudice tra diritto e giustizia deve scegliere il diritto”. Cancellando anche i risarcimenti per i familiari delle vittime e per le comunità locali flagellate dai danni provocati dall'amianto. “Non erano oggetto del giudizio i singoli episodi di morti e patologie sopravvenute”, sottolinea un comunicato della Corte Suprema dopo l'ondata di sdegno che la sentenza ha suscitato.

In Italia non c'è solo la terra dei fuochi, c'è anche la terra del mesotelioma. Si trova in Piemonte, tra Casale Monferrato, sede della fabbrica dei veleni, e la cava di Balangero, la più grande d'Europa. Tra gli anni '60 e '90 abbiamo riempito il nostro Paese con l'Eternit: lastre, tegole, vasche per la raccolta dell'acqua e tubi. Solo nel 1992 venne vietata l'attività di estrazione, importazione ed esportazione, produzione e commercializzazione dell'amianto e dei prodotti che lo contengono. Il danno ormai era fatto.

Ecco rilanciato il dibattito sulla prescrizione, buono per alimentare le vibranti dichiarazioni dei politici e degli opinionisti. Questa fiamma brucerà sugli altari dei mass media per qualche giorno per poi spegnersi improvvisamente, fino alla prossima sentenza.

Restano in piedi le inchieste sui decessi degli operai, dei loro familiari, dei cittadini esposti al pericoloso minerale. Migliaia di morti e altrettanti malati, chissà quanti ancora, la polvere dell'amianto allunga la sua ombra sulle generazioni future. Il picco delle vittime è previsto per il 2025, le malattie da amianto possono manifestarsi dopo molti anni, a volte anche 40 dalla prima esposizione. La morte non conosce diritto, né si prescrive.

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