lunedì 17 novembre 2014

Guerra tra poveri

Siamo nel pieno di una guerra. Tappiamoci gli occhi, neghiamo l'evidenza, ma ci siamo dentro fino al collo. Ed è una guerra tra poveri. Poveri che per una generazione si sono illusi di avere svoltato, di essersi messi alle spalle difficoltà e stenti.

Abbiamo conosciuto il benessere. Carne a tavola un giorno sì e l'altro pure, l'auto nuova, vestiti firmati e l'ultimo modello di smartphone. Facciamo i conti con decenni di appagamento dei sensi e di ogni capriccio. Tornare indietro diventa problematico, se non addirittura impossibile. Decadenza. Chi lo spiega a giovani cresciuti tra feticci e status symbol che niente sarà più come prima?

Le periferie bruciano, è caccia al diverso, allo straniero. Si cercano facili colpevoli. Ci rubiamo tutto, finanche la casa. Fotti o sarai fottuto. Siamo in competizione per lavori senza futuro, spesso senza nemmeno la gratificazione di uno stipendio. Sopravviviamo in mezzo a veleni e maleducazione, ruberie e corruzione, violenza e degrado.

Chi dovrebbe trovare le soluzioni per questo letamaio si trastulla tra salotti televisivi e cinguettii. Lo scaricabarile è sport che contempla in Italia svariati campioni mondiali, ciechi nel loro narciso compiacimento. Il virus contagia tutti, anche chi doveva portare una ventata nuova. Quale sarà il nostro futuro?

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