venerdì 10 agosto 2012

Povere bestie, povera Italia



Nel composito bestiario (e qui non usiamo un termine a sproposito) che popola gli scranni del Parlamento italico balzano agli onori della cronaca nuovi protagonisti. Gli ultimi scampoli di legislatura regalano perle inaspettate (?), lampi di luce che squarciano le nostre giornate rese cupe da inflazione galoppante e stipendi sempre più magri (per quei pochi fortunati che ancora possiedono una busta paga).
L'ultimo, in ordine di tempo, è il senatore Giuseppe Astore, molisano, ex Idv adesso al gruppo Misto. A prima vista il solito cambio di casacca, un altro parlamentare che ha tradito il mandato dei suoi elettori. Che poi ripensandoci bene, ha tradito solo il corregionale Di Pietro, che a Roma lo ha paracadutato, visto che con il porcellum gli elettori non hanno più nemmeno il piacere di indicare la propria preferenza per questo o quel candidato.
Stiamo divagando, torniamo al senatore Astore. Che è piccato, seccato, quasi indignato. Gli tocca lavorare il lunedì. E no, non va bene. Dopo le fatiche del weekend, lavorare il primo giorno della settimana è immorale.
Non sono mica bestie, i parlamentari. Siamo d'accordo con lui. Sono piuttosto comici, specialisti della boutade, professionisti della burla. E certo Astore non vuole essere da meno di altri che prima di lui ci hanno deliziato, spargendo perle di saggezza nel solco di Scilipoti e Borghezio.
Gli tocca pure pagare qualcosina di più al desco di Palazzo Madama, dopo che lo scandalo dei prezzi dei menù al ristorante dei parlamentari ha provocato un ritocco al rialzo. Svuotando addirittura i tavoli, a quanto dice Astore. Poveri parlamentari, probabilmente tagliano le spese anche loro perché non riescono ad arrivare a fine mese. Sono questi i problemi dell'Italia. Mannaggia ai giornalisti impiccioni che non si fanno mai i fatti loro.

venerdì 3 agosto 2012

Aridaje! Ma allora sei de coccio!!

L'eco delle dimissioni di Raffele Lombardo risuona ancora tra le assolate strade siciliane e già qualcosa si comincia a muovere per il futuro prossimo. Ormai è deciso: il 28 e il 29 ottobre si andrà alle urne per scegliere il nuovo presidente regionale e formare la nuova Assemblea.
Sarà Ulisse, "divino dal multiforme ingegno" (portatore di caldo supremo, aggiungerei io...); sarà che si vuole evitare di far la figura dell'avvoltoio che banchetta tra i resti di una carcassa ancora calda, benché in stato di avanzata decomposizione ormai da mesi, se non addirittura anni; sarà che ormai siamo ai primi di agosto per cui le ferie sono lì che ti aspettano e magari nemmeno bussano ed entrano sicure come la primavera che ci decantava il poeta; insomma sarà quel che sarà ma ancora nessuno tra i leader politici siciliani ha espresso apertamente la propria candidatura allo scranno lasciato vuoto da Lombardo.

Non manca però il primo sondaggio sulle intenzioni di voto dei siciliani (indagine che potete leggere QUI). E indovinate un po' quale sarebbe al momento il primo partito dell'Isola? Ma il Movimento per le Autonomie di Lombardo stesso, cari signori! E' vero, si tratterebbe di un pur misero 16 per cento che, politicamente, non garantirebbe l'elezione al rappresentante del partito in questione (con tutta probabilità il delfino Massimo Russo....), però è un dato che dice molto della natura di chi lo ha prodotto.

In pratica l'autoctono siculo, nonostante quattro anni e passa in cui ha visto la propria regione cominciare a scavare dopo aver toccato il fondo nell'esperienza Cuffaro, e nonostante i continui rimpasti di giunta e le nomine impartite a destra e a manca senza alcuna vergogna e da perfetto conoscitore del manuale Cencelli, continuerebbe a dare la propria preferenza a chi lo ha portato verso questo Profondo Rosso.

Attenzione, da questo marasma non sono esclusi nemmeno i due partiti che seguono nelle preferenze di voto, vale a dire il Partito Democratico e il Popolo della Libertà.
Il primo è arrivato anche a sacrificare quel minimo di credibilità sull'altare del più bieco trasformismo. Infatti, dopo aver concorso da avversario alla poltrona di Palazzo d'Orleans ha deciso di stringere alleanza proprio con chi aveva disprezzato e combattuto fino al giorno prima, salvo poi tornare sui propri passi quando la barca ha cominciato ad affondare.

Ma questo al siciliano medio non importa nel momento in cui mette piede dentro la cabina elettorale. Abile come pochi nell'arte del  mugugno, subisce gli effetti di un non meglio precisato campo magnetico prodotto dalle schede elettorali che porta la matitina in dotazione a porre la X sempre su quei 4-5 partiti che fino a due ore prima continuava a sbertucciare pubblicamente, lamentandone l'ignavia e l'inutilità. Però, sapete com'è: di fronte a tutti quei simboli scattano ancestrali paure. "Mmmmm....unn'è ca puozzu vutari pi comunisti, no?", pensa lo scrutatore stavolta votante, arrovellandosi il gulliver. "E puoi chi cuosa è stu Movimento cincu stelle? Grillo parra parra ma è come l'avutri", continua il nostro amico mentre avverte i primi effetti da campo magnetico qualunquista. "E Di Pietro? Chiddu iecca vuci ma un sapi parrari mancu in italiano. E puoi picchì un s'arristava a fari u magistratu?". A questo punto tutte le ipotesi sono scartate e il siciliano si sente più tranquillo. Può apporre senza rimorsi la X sempre sui soliti noti. Tanto si sa, il voto è segreto! E poi se qualcuno ti dovesse chiedere...."Io???? Un c'ha vutatu mai pi chiddu!!".