C'era nebbia. Nonostante questo,
ricordo bene il giorno in cui sono sbarcato a Milano. Non che sia
passato poi così tanto tempo, solo un anno e mezzo, ma è uno di
quei momenti della vita che penso ti porti dentro per sempre. Il
giorno in cui abbandoni tutte le tue sicurezze e provi a fare un
salto nel buio. Quel venerdì di gennaio a Linate faceva freddo e,
nella migliore delle tradizioni meneghine, al crepuscolo si
accompagnava quella nebbia che fa tanto stereotipo milanese. Ma
tant'è.
Non era il primo impatto con la grande
metropoli, nel corso dell'anno precedente avevo già effettuato due
soggiorni. La prima volta ero atterrato a Malpensa e, nel tragitto in
pullman dall'aeroporto alla stazione centrale, tutto quello che
vedevo mi stupiva per le dimensioni. Esagerate. Poi, man mano che mi
avvicinavo al centro cittadino, sentivo sempre più forte il profumo
di soldi. Quelli che noi a Palermo chiamiamo piccioli, per i milanesi
danè. È strano a dirsi ma ho come avuto la sensazione che lì tutto
fosse diverso. Che i soldi ci fossero. Era tutto troppo grande. I
capannoni industriali, le strade, persino le campagne, piatte così
piatte che ti danno la sensazione di non avere una fine se guardi
verso l'orizzonte. E poi le insegne della città, i palazzi. Sedi di
grosse multinazionali una di seguito l'altra. Certo poi, quando
conosci la città, la vivi e prendi contatto con la realtà, capisci
che quelli che hanno i piccioli sono ben pochi rispetto alla
moltitudine della gente che tira a campare con stipendi che a
malapena arrivi a fine mese. C'è pure chi tutto quello che guadagna
lo spende solo per il gusto di bruciare la vita, tra vestiti e
bevute, conducendo un tenore di vita che non potrebbe sostenere,
tanto magari poi aiuta papà. Sì, proprio come succede a Palermo.
Resta il fatto che il profumo dei
piccioli a Milano lo senti. L'ho sentito la prima volta che sono
atterrato a Malpensa, l'ho sentito quando mi sono trasferito
definitivamente l'anno scorso. Che poi uno i soldi a Milano riesca a
farli, beh, questo è un altro discorso. Un corto circuito che, prima
o poi, fisserò tra le pagine di questo blog. Mi incammino, nel
frattempo, con la mia valigia verso l'ignoto.
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